Prima fenicia, poi cartaginese, romana, bizantina e araba, infine passò ai Normanni e visse l’età dell’oro: Palermo multietnica. Una città conosciuta soprattutto per il Teatro Massimo e il Politeama, per la Cattedrale e per la Fontana della Vergogna, ma che ha tanto altro da offrire. Davvero tanto. Nasconde luoghi, sapori, colori e odori unici. Oggi vogliamo consigliarvi 5 cose da non perdere a Palermo.

Il Palazzo dei Normanni
Il Palazzo dei Normanni è la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana e anche la più antica residenza reale in Europa. La prima costruzione, il Qasr, ossia il Castello, è attribuibile al periodo della dominazione araba in Sicilia e fu trasformato dai Normanni in un complesso polifunzionale in grado di esprimere tutta la loro potenza. Nacque così una struttura composta da edifici a forma di torre, collegati tra di loro e alternati a giardini. Re e imperatori qui hanno lasciato segni evidenti del loro passaggio. Ruggero II ordinò la realizzazione di un vero gioiello d’arte: la Cappella Palatina, il baricentro delle varie strutture in cui il palazzo si articolava. All’interno poi, si possono ammirare la Torre Pisana, la Sala del tesoro, la Torre di Gioari, la Sala dei Venti, e la Sala di Ruggero, imperdibili.

Camera delle meraviglie
Nel cuore del centro storico di Palermo, un appartamento privato ha conservato per lungo tempo, sotto quattro spessi strati di intonaco, la Camera delle Meraviglie. Bellezza e mistero in una piccola stanza immersa nel blu e decorata con raffinate scritte in arabo di colore argento. La Camera risale alla metà dell’Ottocento ed è decorata in stile orientale. Secondo alcuni fu ideata come luogo di preghiera (come suggerisce la scritta “Quello che Dio vuole accade, quello che Dio non vuole non accade”). Per altri invece, fu concepita per godersi dei momenti di relax. L’ipotesi più accreditata e affascinante, però, è quella formulata dagli studiosi dell’Istituto di Lingue Orientali e Asiatiche dell’Università di Bonn. Si tratterebbe di una stanza magica, in cui venivano praticati riti iniziatici legati alla massoneria. Incantevole, indecifrabile, ricca. Una meraviglia, come dice il nome.

Frittola e pane con la milza: street food made in Palermo
Tenete a mente queste parole: non si butta via niente. Solo così potrete gustare un ottimo cibo di strada ma, soprattutto, conoscere l’essenza dell’antica gastronomia palermitana. Insomma, bisogna fidarsi ciecamente dei venditori, senza farsi troppe domande.
La frittola è un insieme variegato di frattaglie di vitello, cioè le interiora dell’animale e gli scarti della macellazione. La vera ricetta è un mistero ma solitamente viene bollita, poi rosolata con lo strutto e, infine, insaporita con spezie profumate come alloro, zafferano e pepe. Dopo essere stata cotta viene riposta in una cesta e coperta con un panno che ne mantiene alta la temperatura. Nessuno la vede fino a che non la riceve direttamente dalle mani del frittolaro che la adagia, servendola in un quadrotto di carta, sul palmo del cliente.
Gli amanti della carne e del cibo da strada non possono perdersi il pane con la milza, meglio conosciuto come “pani ca mieusa”. È una specialità risalente al Medioevo e legata a un’antica comunità ebraica specializzata nella macellazione degli animali. Si tratta di una pagnotta al sesamo accompagnata da pezzetti di milza, polmone e trachea di vitello precotti e fatti rosolare a fuoco lento nello strutto. Potete gustare questo antico cibo da strada “schiettu”, cioè condito solo con uno spruzzo di limone, o “maritatu”, ovvero arricchito da ricotta o caciocavallo. Il “mieusaro”, quello vero, si riconosce subito: ha una forchetta a due denti per prendere i pezzi che finiranno nel panino, un pentolone, rigorosamente inclinato, per raccogliere il grasso in cui si cuoce la carne e una paletta forata con cui si pressa il pane per far scolare l’olio in eccesso.

I mercati storici
Vucciria, Ballarò e Capo: caos di suoni, odori, sapori, colori e sensazioni. Non si conosce davvero Palermo se non si gironzola tra le vie dei suoi mercati storici. Lì nulla è lasciato al caso. Il commerciante segue regole ben precise, le stesse da generazioni, e crea una cantilena per invogliare i passanti a comprare la sua “roba”, che è sempre migliore di quella del vicino. La merce non è semplicemente esposta. Ogni elemento ha il suo posto. Quello giusto, che permette ai passanti di percepirne, già con gli occhi, il sapore. [Se volete “fare una passeggiata” per le bancarelle dei mercati cliccate qui.]

Il Castello della Zisa
Se volete provare l’ebbrezza di viaggiare nel tempo entrate dentro il Castello della Zisa: di colpo vi sentirete proiettati in epoche lontane e ricche di fascino. Passeggiare ascoltando il fruscio dell’acqua zampillante dalle fontane e ammirare giardini rigogliosi e profumati, è un’esperienza unica. Il Castello della Zisa, oggi detto semplicemente la Zisa, prese il nome dall’arabo al-ʿAzīza, ovvero “la splendida”. E splendida lo è davvero. All’interno sono esposti rari esempi di arte arabo-normanna. La cosa che più attira i visitatori, però, sono i “Diavoli della Zisa”. Si tratta di un affresco che raffigura personaggi mitologici. La sua particolarità? È davvero difficile scoprire il loro numero esatto. Si dice che i diavoli custodiscono un tesoro e che chiunque riesca a contarli potrà appropriarsene e liberare Palermo dalla povertà.
Storia, miti, leggende, cultura, tradizione. Questa è Palermo. Unica.