Cozzo Scavo, l’area archeologica e le sue leggende

Tempo di lettura 3 minuti • 13 Luglio 2015 • Pubblicato da silvia Cozzo Scavo

A due chilometri circa dal centro abitato di Santa Caterina Villarmosa sorge il colle detto Cozzo dello Scavo, sulle cui pendici, recenti scavi, hanno permesso di ritrovare diversi oggetti d’interesse archeologico, come vasetti d’argilla, lucerne, monete e molto altro ancora.

Secondo la leggenda un signore di Santa Caterina, una notte, sognò che dentro le viscere del Cozzo Scavo, vi erano nascoste sette vasche piene di monete d’oro.
Svegliatosi nel cuore della notte, si recò subito da un prete che possedeva le candele delle tenebre e un libro del 1500 dove era scritta la formula magica per liberare il tesoro. Dopo avere preso in prestito tre muli per caricare il tesoro, il signore e il prete si avviarono verso il colle.
Appena giunti, il prete accese le candele, aprì il libro e cominciò a leggere; aveva appena letto due righe che il colle si aprì, mostrando dentro una caverna con le sette vasche d’oro. Il signore si diede a riempire i sacchi che caricò in tutta fretta sui muli che erano rimasti fuori.
Nel momento in cui il carico fu fatto, l’uomo tornò indietro per l’ultima volta per riempirsi anche le tasche; ma questa sua ingordigia gli fu fatale, perché mentre era intento a raccogliere le ultime monete rimaste nelle vasche, un colpo di vento spense le candele e fece chiudere il libro. Il colle Cozzo Scavo si richiuse immediatamente imprigionando il povero disgraziato.
Il prete, che era rimasto fuori a guardia dei muli carichi del tesoro, vedendo che il suo compagno non poteva tornare più indietro, se ne tornò in paese con il tesoro tutto per se.

Nel dicembre del 1993 la Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Caltanissetta, in collaborazione con l’Università di Bologna, nell’ambito di una ricerca sulle tracce di cultura fenicio-punica in Sicilia, ha compiuto una prima indagine sul sito di Cozzo Scavo.

Gli scavi hanno interessato il versante orientale dell’altura, dove già in passato, una serie di interventi clandestini aveva parzialmente messo in luce tratti di mura riferibili a probabili edifici. Durante le operazioni di scavo è stato possibile recuperare reperti di vario genere: pithoi, macine in pietra lavica, lastre pavimentali in pietra lavica, pesi fittili “da telaio”, anfore commerciali, ecc.

Successivamente l’indagine è stata estesa anche alla parte ovest, dove sono stati individuati altri due ambienti. Durante i lavori sono state rinvenute alcune monete, grazie alle quali è possibile datare l’edificio fra la fine del V secolo e la seconda metà del IV secolo a. C., in accordo con il materiale ceramico presente.
Inoltre, di particolare rilievo, è stato il ritrovamento di un anello bronzeo di produzione punica, sul quale era riprodotto un cavallo al galoppo.
Grazie ad alcuni finanziamenti dell’Unione Europea è stato possibile realizzare il progetto per la valorizzazione turistica del sito archeologico, attraverso la sistemazione della viabilità e del sistema dei servizi dell’area.

Il Cozzo Scavo è anche famoso per la leggenda della statua della Madonna delle Grazie: pare che anticamente tale statua fosse stata abbandonata in una Chiesa di Caltanissetta, infatti, secondo una tradizione storica, gli abitanti del vecchio feudo Grimaldo barattarono questa statua con 86 rotoli di cera. Durante il trasporto per tornare a Santa Caterina, la Madonna, arrivata al Cozzo Scavo, si fece pesante e i portatori furono costretti a fermarsi e invocare l’aiuto della Vergine per riprendere il viaggio. A ricordo dell’avvenimento, proprio in quel punto sorge un’edicola dedicata alla Madonna. La leggenda continua con il narrare che i nisseni, nutriti da un sentimento di rivalsa, vollero riportare la statua nella loro città, ma quando di notte si intrufolarono nella chiesa e provarono a portare via la statua, come per miracolo, non riuscirono ad uscire dalla chiesa finché non rinunciarono alla loro rivincita.