Cenni storici
Questo Comune della Sicilia fu fondato agli inizi del Trecento dal conte Matteo Sclafani, che ampliò il casale preesistente del periodo medievale, “Chiusa la vecchia”, a circa due chilometri dall’attuale centro abitato. La scoperta di una necropoli, avvenuta nel 1877, lascerebbe pensare che sia esistito davvero un agglomerato urbano più antico, in un sito poco distante dall’attuale paese. Comunque, la storia di Chiusa (Sclafani, il cognome del conte venne aggiunto nel 1860) è legata all’avvicendarsi delle famiglie feudali che l’hanno posseduta: dagli Sclafani ai Peralta, dai Cordona, ai Gioeni e ai Colonna. Appartiene al comune di Chiusa Sclafani la frazione di S. Carlo, fondata da Ido Lercari con “licentia populandi” del 15 luglio 1628. Fino a 50 anni fa era un’importante stazione ferroviaria, punto di snodo della linea Palermo-Corleone-Sciacca-Ribera. In particolare, tra Cinque e Seicento, Chiusa Sclafani era un crocevia culturale, insieme a Giuliana e Burgio, altri due comuni della stessa signoria, la cui importanza si irradiava in tutta la Sicilia occidentale. La ricchezza culturale del paese è dimostrata dalle numerose opere di alto interesse artistico che si trovano sparse soprattutto nelle nostre chiese. Fu Alfonso II Cardona, nella seconda metà del ‘500, la seconda personalità dinastica più importante dopo Matteo Sclafani. Due volte presidente del regno di Sicilia, sotto Ferrante I Gonzaga, la sua corte era aperta a tutti gli stimoli culturali e artistici. A Chiusa soggiornarono musicisti, pittori come Pietro Ruzzolone e Antonello Crescenzio e Cornelio Fiammingo, intagliatori come i Lo Cascio, scultori come il romano Benedetto Marabitti. Nonostante il declino politico che si abbatté sulla contea di Chiusa durante la dinastia Colonna di Paliano, si riuscì a mantenere e arricchire il patrimonio artistico grazie al contributo e all’iniziativa delle confraternite laicali, che commissionavano varie opere per le chiese e alla presenza degli Ordini Religiosi, tra cui i francescani, i quali facevano dell’arte pittorica uno strumento di evangelizzazione.
Attrattiva principale
La sagra della ciliegia
La sagra della ciliegia è l’attrattiva turistica per eccellenza a Chiusa Sclafani, vi partecipa molta gente proveniente da ogni parte dell’isola e anche coloro che desiderano trascorrere le vacanze in Sicilia. I monumenti rimangono aperti e quindi possono essere visitati durante la manifestazione, inoltre vengono organizzate: sfilate di auto, musica, degustazioni di prodotti tipici locali, spettacoli; ma i protagonisti fondamentali sono centinaia e centinaia chili di ciliegie. Il territorio chiusese, grazie al clima, costituisce un luogo favorevole per la coltura delle ciliegie. Ne vengono prodotte circa 3.800 quintali, la ciliegia grazie alle sue caratteristiche è, per la comunità chiusese, un prodotto di pregio. Vengono principalmente coltivate tre tipologie di ciliegia: moscatella, cappuccia e caddusa. Grazie a questa produzione, Chiusa Sclafani è chiamato “paese delle ciliegie”.
Da visitare
Chiesa di San Nicola di Bari: dedicata a San Nicola di Bari, è la Matrice del paese. Per le sue dimensioni è la terza chiesa più grande della diocesi di Monreale e la sua struttura imponente sembra sovrastare le case del centro abitato. La sua storia si riallaccia alle origini del paese, poiché il fondatore Matteo Sclafani, volle, vicino al nucleo originario del paese, la costruzione della chiesa dedicata al santo Nicolò a metà del ‘300. Tale costruzione venne demolita nel 1771 per fare posto ad una più grande. Si dedicarono alla realizzazione della nuova struttura sia l’arciprete del tempo che l’intera comunità. Essa venne aperta al culto nel 1813, ma le opere di arricchimento continuarono per decenni. Il tempio si presenta in stile neoclassico. La pianta è a croce latina con una cupola all’incrocio tra il transetto e la navata centrale. Le volte delle navate laterali e le varie cappelle sono arricchite da stucchi policromi di Bernardo Sesta da Serradifalco, aggiunti a fine ‘800. Sul presbiterio, al centro è posta una tela di Cornelio Fiammingo, che rappresenta l’Adorazione dei Magi con San Marco, dipinta nel 1593 per il vicino monastero dei Cappuccini, essa presenta tutti i particolari della pittura fiamminga e conferma la potenza dell’ordine francescano che l’aveva commissionata. Ai lati di questo importante dipinto trovano posto l’Annunciazione di Andrea Carreca (sec. XVII) e una copia della Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor di Raffello, di autore ignoto. Nell’ultimo altare della navata sinistra è posta una statua lignea dell’Immacolata Concezione dell’ abilissimo scultore napoletano Gaspare Castelli, risalente al 1786. Lungo la stessa navata vi è un’altra Madonna col Bambino in alabastro che risale alla seconda metà del XVI secolo, attribuibile alla bottega dei Gagini. Nella nicchia a destra dell’altare centrale, si trova la statua di San Nicola di Bari, patrono del paese, venerato il 6 dicembre. Nella navata laterale è ancora presente un Crocifisso ligneo, di forte pregnanza emotiva, del XVIII secolo attribuito a Fra Benedetto Valenza.
Santuario Madonna delle Lacrime: nel novembre 1835, un olio su vetro raffigurante la Sacra Famiglia, custodito a casa di donna Felicia Lombardi, pianse svariate volte. Attraverso diverse prove il parroco e i fedeli si accertarono che la lacrimazione fosse vera. L’immagine fu ben presto trasferita in chiesa Madre dove rimane tutt’ora, venerata da tutta la comunità.
Immagine del S.S. Volto: nella cripta della chiesa è custodita l’importantissima immagine del S.S. Volto, una delle pochissime copie dell’effige custodita a San Pietro a Roma. Tale reliquia venne portata a Chiusa, dal venerabile Fra’ Innocenzo Caldarera, nel 1623. Il fraticello di Chiusa la ricevette in dono da papa Gregorio XV e la fece custodire dai frati Riformati Osservanti del convento di S. Vito. Tale immagine è oggetto di culto e di pellegrinaggi anche dai paesi limitrofi. In seguito, nel 1870 dal convento venne spostata nel luogo attuale. Alla sinistra dell’altare è presente un monumento funebre dedicato al frate che custodisce le sue spoglie, traslate da Roma a Chiusa, nel 1992. In onore della Sacra Immagine si svolge la prima domenica di Maggio una processione della reliquia, preceduta da un triduo in onore del Sacro Volto.
Complesso Monumentale della Badia: il complesso sorge nel quartiere più antico del paese detto “Barrere”. Poche le notizie in possesso, ma appare certo che la costruzione del primo nucleo del monastero benedettino risale alla fine del XV secolo ampliato e modificato più volte nel corso dei secoli. Nella metà del XVII secolo entra sotto l’orbita del vicino monastero di Santa Maria del Bosco aderendo all’ordine dei Benedettini-Olivetani, passaggio che permise al monastero di Chiusa di crescere e ampliarsi. Nel 1866, dopo l’Unità d’ Italia e la soppressione degli ordini religiosi, il bene passerà nella proprietà di privati. Acquisito dal comune negli anni ’90 è stato oggetto di un’importante opera di restauro che lo ha restituito alla comunità. Molto probabilmente, al piano terra erano sistemati il refettorio, la cucina, il magazzino che si affacciano sull’ampio cortile centrale che dà ampio respiro alla struttura. Al piano superiore si trovavano le cellette delle suore e la cappella privata dove è possibile vedere un affresco sul soffitto e due stucchi alle pareti. Inoltre erano presenti la colombaia, la stalla e un porcile. Al convento è annesso un orto, in cui le suore coltivavano verdure di ogni genere e piante aromatiche. All’interno della struttura, sono altresì presenti due forni conici in pietra usati dalle suore per distillare e produrre profumi che aiutavano al sostentamento del convento. Annesso al convento si trova la chiesa dell’Annunziata, attualmente chiusa al culto, che presenta un bel portale centrale con colonne tortili di matrice barocca e un suggestivo campanile. Attualmente il complesso, di proprietà del Comune, accoglie la sede dell’Associazione bandistica “G. Rossini” e ospita diverse iniziative culturali e sociali come il Festival della Cultura che si tiene ad Agosto.
La chiesa di San Sebastiano: è un magnifico tempio in stile barocco, trionfo di affreschi e stucchi di sapore serpottiano. Costruita, per volontà della famiglia Colonna tra il 1623 e il 1627, venne aperta al culto nel 1628. Negli anni successivi vennero eseguiti i lavori di abbellimento. La pianta è ad unica navata e l’interno è ricco di stucchi con una facciata esterna molto semplice che si contrappone all’interno. Nella navata sinistra troviamo due altari con due tele, raffiguranti l’Apparizione della Vergine durante la Battaglia di Lepanto e la Presentazione di Gesù al tempio. L’altare maggiore è dedicato interamente a San Sebastiano. Al centro si trova la statua lignea del Santo Martire, fiancheggiata da quattro colonne tortili. Ai lati si trovano le statue di San Giovanni Battista e del Profeta Elia. In cima alla nicchia dell’altare troviamo una robusta aquila cavalcata da un putto che dà fiato ad una tromba (il trionfo della fede), fiancheggiata dalle statue allegoriche del Vecchio e Nuovo Testamento. Completano il catino absidale due affreschi raffiguranti l’atto di rimprovero da parte di San Sebastiano all’imperatore Diocleziano e la flagellazione del santo-martire. In alto nella volta un affresco di Vincenzo Messina da Partanna che rappresenta il gruppo del Giudizio Universale. In fondo alla navata un organo del 1610 della bottega La Valle, recentemente restaurato dalla fabbrica organaria di Giuliano Colletti (Il più antico della diocesi di Monreale).
Tipicità
Le ciliegie sono il prodotto naturale tipico del territorio. Nelle campagne chiusesi gli alberi di ciliegie si alternano a quelli di ulivo, ci sono grossi alberi e una contrada detta proprio “Oliveto” inoltre l’olivicoltura chiusese fa parte del DOP Val di Mazara. Pietanza tipicamente chiusese è una pizza bianca, ha origine araba, il suo nome deriva dall’unione di due ingredienti: il cruschello “ranza”, la parte povera del frumento e la “sciura”, cioè il fiore della farina, la parte più nobile. L’impasto è lavorato in modo da rendere possibile una stratificazione arricchita da diversi condimenti, cioè: le sarde, la cipolla, la salsiccia.
Il pane di San Giuseppe è il pane tipico di Chiusa Sclafani, esso è una specialità nei dintorni per il suo impasto, arricchito di semi di finocchio e per le sue svariate forme. Questo pane è stato inserito nel catalogo R. E. I. (Registro delle Eredità Immateriali) grazie alle sue caratteristiche e per la devozione che la comunità ha verso di esso.
Appuntamenti
MARZO – APRILE
San Giuseppe
In occasione della festa di San Giuseppe, il 19 marzo, vengono preparati gli “Altari”, e il banchetto per i poveri, “denominati Santi”, durante il quale si consumano dei piatti tipici della cucina locale. L’altare è allestito in una delle stanze della Badia, in segno di ringraziamento verso il Santo, mette a disposizione: pani votivi, frutta, fritture di verdure, dolci quali pignoccata e sfinge di pasta e di riso, cannoli, bignè, riso dolce, taralli, etc. Davanti l’altare viene allestita una tavolata su cui siederanno i “Santi” che rappresentano la Sacra Famiglia per consumare il banchetto rituale, che simboleggia l’abbondanza, a base di pasta con salsa condita con mollica abbrustolita, fritture e dolci tipici. I visitatori hanno la possibilità di degustare i piatti tipici dell’altare, inoltre possono anche visitare l’antica distilleria in cui sono esposti i pani votivi rituali. Le forme più importanti del pane sono u Vastuni, che viene posto alla destra dell’immagine sacra, u pisci a sinistra. Nella parte inferiore, al centro il nome di Maria con accanto San Michele Arcangelo e la varva, sotto il cuore di Maria, accanto a quest’ultimo vengono posti: a cerva, i cavallucci, le palmette, i panareddi, ecc. Tra questi si possono trovare anche i cucciddati, all’interno dei quali si pongono arance e finocchi, hanno la forma di una ciambella, sull’altare sono sempre presenti in numero dispari.
Settimana Santa
Il venerdì Santo si svolge una delle manifestazioni più suggestive e partecipate del paese, con la processione dell’urna del Cristo morto seguito dall’Addolorata. Il giorno di Pasqua vede la piccola frazione di San Carlo risvegliarsi in una atmosfera di grande gioia, durante la quale tutti i cittadini, vivono un momento di indescrivibile emozione, nell’attesa del tradizionale “Incontro”. La giornata inizia all’alba con l’”alborata”, in ogni parte del paese si sentono spari di mortaretti, accompagnati dalle campane che suonano a festa. I giovani portano a spalla la Vara di San Michele in giro per il paese per annunciare che Gesù è risorto. Alle ore 12:00 si trova già in attesa la Madonna, ancora coperta da un manto nero, San Michele arriva davanti a Lei e con tre solenni inchini annuncia “lu Risuscitu” di Gesù Cristo. Nel frattempo la Statua di Gesù Risorto, in tutta la sua maestosità è arrivata, e attende la Madre al centro della piazza. Infine, cade il velo nero dell’Addolorata, inizia la grande “maschiata” accompagnata dalla banda musicale. Le tre Vare vengono portate in processione lungo le vie del paese e poi rientrano nella Chiesa.
MAGGIO – GIUGNO
Ss. Crocifisso
All’interno della chiesa di Santa Caterina, è custodito un piccolo simulacro ligneo del Crocifisso, esso inserito in una “vara” viene portato in processione il martedì dopo la Pentecoste. Nei tre giorni che precedono la festa si celebra il triduo. Il primo simulacro ad uscire in corteo è sempre quello di San Michele che si mette a protezione e guardia del corteo. Di seguito escono tutti gli altri santi come Santa Lucia, Santa Caterina, Sant’Antonio da Padova ecc. Infine San Giuseppe, l’Immacolata e la Vara del Crocifisso. Durante il tragitto si fanno delle soste, una in particolare è d’obbligo, davanti la casa dove originariamente era custodito il Crocifisso, in uno dei quartieri più antichi e suggestivi del paese, San Michele. Concluso il tragitto, la festa si chiude con i consueti fuochi d’artificio.
Sagra Delle Ciliegie
Durante il weekend della prima o della seconda settimana di giugno, in questa manifestazione che punta alla promozione dei prodotti tipici del Parco Monte Sicani, si può anche assistere alla “Zabbinata” (dimostrazione della trasformazione del latte in formaggio), visitare gli stand con i prodotti tipici locali e partecipare a delle visite guidate.