Comune di Raccuja

Raccuja, ME, Italia
Tholos - Comune di Raccuja

Cenni storici


Raccuja è un paese  della provincia di Messina situato sui monti nebrodi a 640 metri dal livello del mare. Conta poco più di mille abitanti e il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di numerose frazioni. Si indica come data di fondazione del borgo il 1091, quando il Gran Conte Ruggero riportò una significativa vittoria nel luogo in cui si trova l’abbazia di San Nicolò “de la Ficu”, nei pressi di una fortificazione preesistente distante solo 500 passi dal monastero. A Raccuja fiorirono diversi monasteri e si può contare la presenza di numerosi ordini monastici, come: i Basiliani, i Francescani, le Carmelitane Scalze, i Carmelitani e le suore Benedettine. Nel 1296, l’ancora borgo  di Raccuja fu ceduto, come feudo, agli Orioles e, da allora, si succedettero molte famiglie nobiliari. Tra le più importanti, la famiglia Branciforti. La Principessa Caterina Branciforti possedette Raccuja insieme ai  comuni di Leonforte, Butera, Mazzarino e Pietraperzia. Il primo nome dato alla città è stato Raccuglia ad opera, pare,  del Conte Ruggero, poiché il Conte per sconfiggere gli Arabi presenti nel territorio dovette nascondersi tra le grotte a monte del paese (Rocca d’armi), questo nome deriverebbe dal termine Rocaille (Grotta) pronunciato poi, in latino, Raccudia (nome presente in un documento del 1271) evolutosi poi in Raccuja nome presente già in un documento del 1346.

Attrattiva principale


Tholos
Le Tholos sono costruzioni architettoniche rurali a pianta circolare del periodo pregreco, conosciute anche con il nome di cubburi. L’uso originario non è ancora chiaro, molti ipotizzano che poteva trattarsi di edifici di sepoltura. Costruite nelle zone adibite a pascolo vennero utilizzate dai pastori come rifugio. Sono presenti nella parte montana del paese e costituiscono un percorso naturalistico-culturale itinerario delle tholos che porta alla scoperta dell’unione forte tra architettura e natura. L’itinerario già definito con percorsi precisi ha come punto di partenza la contrada S. Antonino dove si trova il primo punto di avvistamento.

Tipicità


La cultura culinaria millenaria dei piccoli centri montani dei Nebrodi custodisce il segreto di  realizzazioni gastronomiche semplici ma molto apprezzate. Dai cibi preparati per le occasioni importanti alla cucina quotidiana si può gustare l’antico sapore. Si possono gustare provula (caciocavallo), ricotta janca (ricotta fresca), ricotta cotta o suli o nfurnata (ricotta cotta al sole o infornata). Pane fatto in casa, cotto nel forno a legna, u pani i casa.

Maccarruna cu purtusu (maccheroni bucati)
Tipico formato di pasta, realizzato con prodotti semplici: farina di grano duro, uova, olio e acqua. Per la realizzazione viene utilizzato un particolare bastoncino di legno chiamato “vria” attorno al quale viene stirato un pezzetto di pasta, completato il  procedimento si sfila e vene fuori  un a sorta di spaghetto lungo bucato al centro. Questo formato di pasta si sposa bene con il sugo di maiale (carne di maiale e concentrato di pomodoro).

Nuvuletti (nuvolette)
Dolce tipico pasquale, realizzato con : uova, zucchero, farina e decorate con i diavulicchi (zuccherini colorati). Le uova e lo zucchero vengono mescolati energicamente per un’ora e mezzo circa, a mano, in un particolare contenitore in ceramica, detto “bainu”, con l’ausilio di un mestolo di legno. Sono cotte nel forno a legna.

‘Nzudi  (dolci di nocciole)
Sono realizzati con: uova, zucchero e nocciole tritate, impastate grossolanamente e infornate nel forno a legna a calore moderato.

Cudduri cu l’ovu (collure)
Specialità pasquale, realizzata con della pasta non lievitata (pasta lisa), che viene intrecciata a delle uova e poi infornata nel forno a legna. Le collure vengono consumate, come da tradizione, il lunedì dell’Angelo, durante le scampagnate all’aperto ed il martedì dopo la Pasqua.

Sasizza siccata (salsiccia essiccata)
Carne di maiale tagliata a coltello alla quale si  aggiunge finocchietto selvatico, peperoncino e sale e poi insaccata nel budello dell’animale ed essiccata in luogo fresco e buio.

Vvastedda schiacciata
La pasta di pane cruda di allarga come una pizza e si pone su una latta da forno unta di sugna esposta  nel foro a legna. quando la cottura è ultimata e la pasta gonfia si riempie di scurciddi di maiale o verdure raccolte nei campi.

Spinci cu l’ova
Il procedimento è quello dei bignè la variante è che si mangiano con una colata di scriroppo di zucchero e vin cotto detto gileppu e spolverizzate di abbondante cannella.

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