Cenni storici
Santo Stefano Quisquina è un comune in provincia di Agrigento, territorio dei Monti Sicani. Le sue origini, a detta di alcuni, si possono far risalire all’epoca romana trattandosi di un villaggio agropastorale; secondo altri potrebbero invece essere arabe poiché si ritrovano diverse testimonianze a prova di tale ipotesi tra queste la presenza dei casali di Rehaltavilla e di S. Stefano di Melia, nonché i toponimi. Nel corso dei secoli il paese ebbe varie baronie: Giovanni Caltagirone, il figlio Nicolò, Guiscardo degli Agiis; finita tale discendenza, fecero il loro ingresso i nuovi baroni come Vincenzo Larcan che a sua volta, a causa dei debiti, cedette la baronia ad Alfonso Ruiz e Carlo Ventimiglia, marito della sorella di Ruiz. Verso la fine del cinquecento Santo Stefano Quisquina fu tra i paesi facenti parte della comarca di Castronovo. In questo medesimo periodo venne fondato il convento del S. S. Rosario dei padri domenicani e venne eretta la chiesetta di San Calogero. Inoltre spiccarono diverse figure religiose come Beato Vincenzo Traina. Nel seicento, il paese ebbe uno sviluppo edilizio e l’ospedale civico costruito nella metà del secolo precedente fu ingrandito. Ma fu nel settecento che giunse al massimo dello splendore: fu costruito il palazzo baronale, fondato il collegio di Maria e ricostruita la Matrice. Nel 1812 il paese venne introdotto nel nuovo distretto di Bivona cessando di appartenere alla comarca di Castronovo. Il paese fu denominato Santo Stefano di Quisquina nel 1863. Alla fine dell’ottocento gli abitanti del paese, costretti dalla miseria, cominciarono ad emigrare in Florida, a Tampa. Nel novecento spiccò la figura di Lorenzo Panepinto, maestro elementare che diffuse gli ideali socialisti tant’è che divenne direttore de “La Plebe”, giornale di stampo socialista. Altresì fu nominato membro del comitato direttivo della Federazione Regionale Socialista. Egli si dedicò parecchio alle lotte contadine sollecitando l’istituzione di una Cassa Agraria che concedesse ai contadini gli anticipi utili per organizzarsi in proprio. Abbracciare questa causa gli procurò molte amicizie ma anche inimicizie: il 16 Maggio del 1911 fu ucciso. Durante le guerre il paese subì altra miseria e lutti. Dal dopoguerra ai giorni nostri il comune ha avuto ed ha un progressivo sviluppo culturale ed economico.
Attrattiva principale
L’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina
La struttura, situata a circa 5 km dal centro abitato, risulta essere in armonia con la zona boschiva in cui si trova. Si narra, tra racconti, leggende e tradizioni della giovane fanciulla Rosalia che trovò nel bosco della Quisquina, appartenente al padre, il conte Sinibaldi, il luogo ideale per nascondersi in quanto proprio il nome “Quisquina” risale, secondo alcuni, al termine arabo “coschin” (luogo ombroso). Dopo i 12 anni S. Rosalia tornò a Palermo, probabilmente perché erano state tolte le terre ai Sinibaldi a causa di una rivolta contro il re da parte di conti e baroni scoppiata nel 1161; la santa trascorse gli ultimi anni sul monte Pellegrino dove morì nel 1166 circa. L’epigrafe ritrovata nella grotta il 24 Agosto 1624, scritta in latino arcaico, dice: “ Io, Rosalia Sinibaldi (…) per amore del mio Signore Gesù Cristo, decisi di abitare in questo speco”. Da qui ha inizio la storia dell’eremo dove nelle vicinanze della grotta fu subito costruita una piccola cappella con un campanile. Grazie all’interessamento del Principe Ventimiglia vennero ceduti agli stefanesi il 25 settembre 1625 alcuni frammenti delle reliquie che vennero collocate in un busto d’argento raffigurante S. Rosalia. Il busto si trova esposto nella Chiesa Madre e viene portato in processione per la festa della Santa celebrata la prima domenica di giugno. La prima comunità eremitica può considerarsi nata nel 1690: il ricco genovese Francesco Scassi volle ritirarsi in solitudine con altri tre compagni e fece costruire delle cellette, una cucina, una stalla e una nuova chiesa più grande della precedente. Da ogni parte d’Italia furono molti quelli che chiesero di entrarvi nonostante le regole di vita fossero rigidissime. Il convento possedeva mulino, frantoio, banco e attrezzi del falegname, del muratore, del fabbro, del calzolaio, del sarto. Nel ‘700 la struttura monastica fu considerata fra le più rinomate della Sicilia e visitata da Cardinali e Principi, fatta oggetto di attenzioni e bolle papali. Grazie al fervore artistico dell’architetto e frate superiore Ignazio Traina, alla fine del secolo, l’Eremo si arricchì di importanti opere artistiche. Furono acquistati preziosi arredi per la Chiesa, innalzati gli altari in marmo dei fratelli Musca e dotata la Chiesa della statua della Santa scolpita da Filippo Pennino; i fratelli Manno eseguirono affreschi e tele. Nel corso dell’ ‘800 furono eseguiti numerosi restauri ed il pittore Federico Panepinto eseguì restauri agli affreschi e sue pitture originali e grazie a questi la struttura venne riconosciuta fra i monumenti nazionali. Nel ‘900 un furioso incendio, crisi vocazionali, l’omicidio del superiore Fra Bernardo e gravi problemi finanziari hanno colpito l’edificio; nonostante lo scioglimento, avvenuto l’ 8 Novembre 1928, qualche eremita vi restò a soggiornare, sebbene le intenzioni non fossero vocazionali come dimostra l’attentato al vescovo di Agrigento Mons. G. B. Peruzzo (1945). Infine, due gravi furti (nel ’73 e nell’ ’82) hanno saccheggiato l’edificio privandolo di ben 32 oli su tela e diversi oggetti sacri. L’ultimo eremita fu Fra Vincenzo, detto “Fra Vicè”, morto nel 1985 all’età di 97 anni. Oggi l’Eremo, restaurato, è adibito a museo ed è possibile visitare, oltre al santuario e alla grotta, la struttura conventuale che comprende le celle, la cucina e il refettorio, le stalle, il frantoio, le vecchie latrine, la stanza del Principe Ventimiglia, la legnaia (dove è allestito il museo etno-antropologico comunale), e la cripta dove sono ancora conservati i corpi essiccati degli eremiti. Esso inoltre è anche un affascinante luogo immerso nella natura, circondato da sentieri boschivi attraversabili a piedi, a cavallo, in bike. Oltre ai sentieri è possibile spingersi più in là verso le più alte e panoramiche vette sia della Quisquina che degli altri monti che circondano il paese e il suo territorio come il monte delle Rose, pizzo Kadera, S. Calogero, Cima Castelluzzo, pizzo delle Rondini, l’area protetta di monte Cammarata. L’eremo, gestito dall’ associazione Pro- Loco e dalla cooperativa “La Quercia Grande”, è visitabile sabato e domenica nel periodo invernale sia di mattina che di pomeriggio e ogni giorno nel periodo estivo o su prenotazioni nei restanti giorni di chiusura. Inoltre, la “Quercia Grande” si occupa anche della organizzazione e della gestione di percorsi escursionistici alla scoperta del vasto territorio del Parco dei Monti Sicani, di itinerari naturalistici e religiosi come “il Trekking dei Santuari” e “L’Itinerarium Rosaliae” (in fase di completamento), e di visite didattiche che hanno l’obbiettivo di far conoscere ai bambini e ai ragazzi di oggi le bellezze paesaggistiche, storiche e artistiche del territorio, genuini sapori, e unici odori conducendoli in un viaggio fuori dal tempo.
Da visitare
Tra le numerose strutture da poter visitare a Santo Stefano di Quisquina sono da menzionare le opere sacre quali: la Chiesa Madre oggi Santuario di S. Giacinto Giordano Ansalone con annessa Chiesa di San Francesco di Sales (chiamata anche Oratorio delle Cinque Piaghe); la Chiesa di S. Antonio Abate e l’adiacente Collegio di Maria, poco distante da piazza S. Giordano (ex piazza Municipio), dedicata al martire domenicano proprio nel luogo dove un tempo sorgeva l’antico convento di domenicani ora sede della biblioteca comunale; la Chiesa del Carmine din recente ricostruzione che conserva illustri dipinti di Federico Panepinto e l’originario campanile seicentesco; la Chiesa di San Calogero in cima all’omonimo monte che domina la vallata del fiume Magazzolo. Sono altresì da ammirare la settecentesca fontana al centro di piazza Castello cinrcondata dall’antico palazzo baronale e dalla casa Palma, la statua di lorenzo Panepinto in piazza Maddalena opera di G. Baragli del 1987. Altro luogo di interesse è la villa comunale con il “Viale dei Tigli”, orto botanico e piccolo parco giochi.
Tipicità
La principale risorsa economica di S. Stefano Quisquina, oltre all’agricoltura (grano, legumi, olio, vino, ortaggi) è l’attività pastorizia che si tramanda da secoli grazie alla memoria storica degli anziani che vi lavoravano e per i quali costituiva l’unica fonte di guadagno e di vita. Le particolarità delle terre della Quisquina, ricche di acque, rappresentano ambienti ideali per l’allevamento di ovini, caprini e bovini da cui derivano ottimi prodotti come il formaggio pecorino, il caciocavallo, la tuma e la ricotta (salata e fresca). Il sapore unico del formaggio stefanese è conferito dalla particolare lavorazione che si rifà alla tradizione delle locali antiche masserie feudali e che prevede la caseificazione del latte di pecora a volte unito a delle piccole percentuali di latte di vacca. Tradizionalmente il latte veniva caseificato all’interno di piccoli “pagliai” ( rudimentali alloggi rurali realizzati in pietra e fratta) o direttamente all’aperto; pochi erano i locali addetti (“marcati”) presenti all’interno di antiche masserie baronali. Oggi invece l’applicazione delle recenti normative europee per l’adeguamento igienico – sanitario dei locali fanno sì che la trasformazione del latte avvenga in locali idonei presenti all’interno dei centri aziendali, in possesso di apposita autorizzazione sanitaria e riconosciuti col relativo numero di identificazione CEE. La conservazione e relativa stagionatura del formaggio, invece, avviene ancora oggi in appositi locali (“salaturi”), ubicati in luoghi adombrati e freschi, in condizioni necessarie per garantire una ottimale conservazione e maturazione del formaggio soprattutto nel periodo estivo. Anche la produzione di olio extravergine di oliva è abbastanza sviluppata nel territorio di S. Stefano Quisquina data la vasta presenza di oliveti. Le olive utilizzate sono “Nocellara del Belice”, “Cerasuola”, “Biancolilla”,”Murtiddara”, “Passulunara”. L’olio viene ottenuto sia da vecchi oliveti tradizionali che da moderni impianti specializzati. Gli interventi agronomici sono di tipo tradizionale e non si ricorre quasi mai a trattamenti con prodotti chimici. La tecnica di estrazione a freddo consente di conservare gli odori dell’oliva fresca, un sapore armonico e delicato, leggermente speziato e piacevolmente piccante. Il colore verde chiaro in una prima fase, con riflessi dorati a maturità è idoneo su pietanze delicate e negli impieghi a crudo. La Sagra del Formaggio organizzata per far conoscere i prodotti tipici di S. Stefano Quisquina e incrementarne l’attività economica si svolge in una domenica di maggio o giugno in quanto viene programmata di volta in volta.
Gli Appuntamenti
MARZO-MAGGIO
Festa di San Giuseppe
Il 18 ed il 19 Marzo fanno da protagonisti i caratteristici altari, imbanditi delle più svariate, antiche e ricercate pietanze della tradizione locale.
Settimana Santa
Evento in cui spicca la processione del Venerdì sera, accompagnata dal suggestivo e tradizionale lamento: “Lu Recitu” ( antico canto in dialetto che rievoca i dolori della Madonna).
Sagra del Formaggio
Si svolge in una delle domeniche di Maggio o Giugno ed è ricca di varie manifestazioni e degustazioni di prodotti lattiero-caseari locali.
Trofeo della Quisquina
Si tratta di una spettacolare ed avvincente gara regionale di mountain-bike, che si svolge per i boschi e sentieri adiacenti all’ Eremo di S. Rosalia.
GIUGNO – LUGLIO – AGOSTO
Festa patronale di Santa Rosalia
Si celebra la prima domenica di Giugno. Il martedì seguente una folla immensa dà vita ad un suggestivo pellegrinaggio che, partendo dalla Chiesa Madre, accompagna con fede e devozione il busto argenteo contenente le reliquie della “Santuzza” sino all’ Eremo della Quisquina, per un percorso di circa 6 km. Alcune persone compiono il pellegrinaggio a piedi scalzi per adempiere a qualche voto, altre invece a cavallo, dando vita alla tipica cavalcata. Dopo la celebrazione della S. Messa i pellegrini permangono alla Quisquina disperdendosi nei boschi e nelle vicine aree attrezzate per pranzare con la tradizionale “arrustuta” . Numerose sono le iniziative e manifestazioni di varia natura che si svolgono dal sabato al mercoledì in onore della Patrona.
Festa di San Calogero
Il 17 e 18 Giugno Festa di San Calogero, con fiaccolata e pellegrinaggio all’omonimo “pizzo” e distribuzione di prodotti tipici della cucina stefanese.
Estate Quisquinese
I mesi di Luglio ed Agosto sono allietati da manifestazioni culturali, teatrali, sportive, tornei e spettacoli di vario genere, e dalle feste prettamente religiose di S. Giordano Ansalone, martire domenicano stefanese, santificato da Giovanni Paolo II (ultima domenica di Luglio) e della Madonna del Carmine ( seconda domenica di Agosto).
OTTOBRE – DICEMBRE
Madonna della Catena
La seconda domenica di Ottobre viene portata in processione la Madonna della Catena
S. Lucia
Dicembre si inizia con la festa di S. Lucia con la tradizionale preparazione della “cuccia” nelle case delle famiglie stefanesi e si prosegue con varie manifestazioni inerenti al Natale come la preparazione di presepi viventi grazie ad alcune associazioni sociali.