Mothia: nuove scoperte archeologiche sull’isola fenicia

Tempo di lettura 2 minuti • 16 Luglio 2015 • Pubblicato da silvia Mothia

Una nuova campagna di scavi sull’isola di Mothia, ha riportato alla luce la pavimentazione di una buona parte di un edificio dell’area denominata «J» e strutture murarie, alte più di due metri, realizzate nella tipica tecnica «a telaio». Nella necropoli, invece, sono state scoperte diverse deposizioni, sia di inumati che di incinerati di varie età.

Ciò fornirà spunto per uno studio sulle pratiche funerarie e sulle fasi d’uso. I risultati di quest’ultima campagna di scavi sono stati illustrati al sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, dal professor Gioacchino Falsone, docente dell’Università di Palermo, che ha coordinato il lavoro di archeologi, antropologi e laureandi in Beni culturali.

L’isola di Mothia si trova nel cuore della laguna che congiunge Trapani e Marsala al centro della riserva naturale orientata dello Stagnone ed è proprietà della Fondazione Whitaker

Antica colonia fenicia dell’ VIII secolo a.C., florido centro commerciale di collegamento verso le rotte della Spagna e dell’Italia centrale, divenne per la sua la felice posizione geografica al centro del Mediterraneo, oggetto di interesse di Greci e Cartaginesi in lotta per il predominio della Sicilia, che la vedono coinvolta e definitivamente distrutta nel 397 a.C. dall’esercito di Siracusa.

Mothia costituisce un esempio di equilibrio perfetto tra paesaggio e monumenti. In questo magnifico giardino mediterraneo alcuni dei luoghi più suggestivi da ammirare sono la necropoli, i mosaici, il “Tophet”, area sacra, dove si effettuavano sacrifici umani in onore di Baal e di Astarte, il “Choton”, piccolo porto artificiale usato probabilmente per il carico e lo scarico delle merci, la casa dei mosaici nonché il meraviglioso Museo Whitaker che prende il nome dal suo creatore, Giuseppe Whitaker, primo archeologo dell’isola, di origini inglesi, ma nato (1850) e cresciuto a Palermo, che conserva numerosi reperti degli scavi archeologici da lui compiuti a Mothia, Birgi e Lilibeo (antico nome di Marsala), oggetti recuperati in seguito a lavori agricoli, altri provenienti da donazioni e da acquisti effettuati sul mercato antiquario.

Al suo interno troviamo un superbo gruppo in pietra con due leoni che azzannano un toro, una maschera ghignante, di significato apotropaico, vasi in pasta vitrea policroma, di tipo greco e punico, stele funerarie. Nella sala con il lucernario, vecchio cortile della palazzina Whitaker, si trova la famosa statua marmorea del cosiddetto “Giovane di Mozia”, rinvenuta il 26 ottobre 1979, nel settore nord-orientale dell’isola. Realizzata in marmo bianco, a grana grossa cristallina, di provenienza microasiatica, la scultura è alta, allo stato attuale cm. 181. Tra i reperti, anche umili manufatti quali strumenti da lavoro domestico, e tanti altri oggetti di uso comune che documentano i molteplici aspetti della vita quotidiana.

L’isola di Mothia, ricca di suggestioni, di storia e di atmosfere, potrebbe diventare il prossimo sito Unesco siciliano, com’è nelle intenzioni dell’Assessore regionale Purpura.