Palermo e i suoi mercati storici

Tempo di lettura 2 minuti • 21 Giugno 2017 • Pubblicato da silvia Palermo e i suoi mercati storici

L’anima di Palermo sono i suoi mercati storici: Vucciria, Ballarò e Capo.

L’essenza di una città, quella vera, non si conosce ammirandone solo i monumenti o le vie dello shopping. Va cercata nei vicoli, negli angoli delle strade, nei dettagli, tra la gente che la vive quotidianamente. Per questo, per comprenderla davvero, è necessario passeggiare tra le bancarelle dei suoi mercati storici.

Caos di suoni, odori, sapori, colori e sensazioni. In realtà, nulla è lasciato al caso. Il commerciante segue regole ben precise, le stesse da generazioni, e crea una cantilena per invogliare i passanti a comprare la sua “roba”, che è sempre migliore di quella del vicino.

La merce non è semplicemente esposta. Ogni elemento ha il suo posto. Quello giusto, che permette ai passanti di percepirne, già con gli occhi, il sapore. Non troverete mai la lattuga accanto alle zucchine o i pomodori vicino alle ciliegie. I colori, infatti, sono accostati per far risaltare ciascun prodotto. Il pesce, poi, è collocato sul ghiaccio tritato e circondato da fiori vivaci e alghe fresche. Un miscuglio di tonalità e profumi perfetto. Non solo. Ogni pescheria ha un ombrellone rosso a copertura della bancarella. Non si tratta di una coincidenza: il riflesso della luce esalta la colorazione naturale della merce. Le macellerie sono tutte tinte di bianco: lo sfondo ideale per il rosso della carne fresca.

I mercati storici di Palermo

Palermo e i suoi mercati storici

Collocati nel cuore della città, i mercati storici sono luoghi validi per lo scambio di beni e, soprattutto, per l’interazione sociale. A Palermo, infatti, sono “incastrati” nel centro storico: nei quartieri Albergheria, Loggia e Monte di Pietà.

La Vucciria, dal francese boucherie che significa macelleria, è tra i mercati più antichi di Palermo e nasce come bottega della carne. In origine chiuso da arcate, oggi è del tutto all’aperto.

Il Capo, invece, un tempo era abitato dagli Schiavoni, pirati commercianti di schiavi.

Le origini del termine Ballarò sono incerte. Deriva da Balhara, un villaggio musulmano nei pressi di Monreale, secondo alcune fonti, il nome di un principe indiano, per altre. È aperto tutto il giorno, e per questo popolato da molti lavoratori che a tarda sera possono acquistare il tipico cibo da strada palermitano. Al contrario dei precedenti, però, è il meno frequentato dai turisti.

Ogni viaggio che si rispetti a Palermo prevede una visita alla Cattedrale, alla Cappella Palatina, alla Favorita, ma non si conosce davvero questa città se non si gironzola tra le vie dei suoi mercati. La sua anima abita quei vicoli.