Storia e leggende del castello di Milazzo

Tempo di lettura 3 minuti • 30 Giugno 2017 • Pubblicato da silvia castello di Milazzo

Milazzo ospita il castello più grande di Sicilia. Mura e porte arcaiche, chiese, bastioni e un panorama mozzafiato. I suoi sette ettari di superficie e i quasi quattordicimila metri quadri coperti rendono il castello di Milazzo uno dei complessi fortificati maggiormente significativi d’Europa.

I primi documenti che attestano l’esistenza dell’edificio dominante, il Mastio, sono del XXI secolo.
Da allora svevi, aragonesi, spagnoli, austriaci e borboni lo hanno abitato e hanno apportato importanti modifiche alla struttura originaria.
Il complesso è stato anche adibito a carcere, dal 1880 al 1959. Poi un lungo periodo di abbandono e, per fortuna, due importanti restauri (tra il 1991 e il 2002 e tra il 2008 e il 2010) che hanno restituito le bellezze del posto agli abitanti di Milazzo e ai turisti.

Scarpe comode e occhi spalancati, la visita al castello di Milazzo inizia dalla parte bassa, l’ultima in ordine di costruzione e la prima raggiungibile dalla cinta muraria rinascimentale. Proseguendo, poi, si giunge al versante antico, il cuore.

Storie e leggende del castello di Milazzo

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Non solo storia e architettura. Il legame di questo luogo con diverse culture, la sua lunga esistenza e la maestosità, hanno dato vita ad un alone di mistero che lo avvolge e che ha scatenato, inevitabilmente, la fantasia della gente.

Nelle notti di luna di marzo una presenza si materializza nei pressi della costruzione: vola sopra le torri emettendo un lamento soffocato. È il fantasma di una donna.
La leggenda narra che fu sepolta viva tra le mura del Torrione dell’Isola. Infatti, scoperta in compagnia del suo amato, un soldato appartenete al ceto popolare e per questo sgradito ai genitori della ragazza, fu costretta a vestire la tonaca di clausura. I due, però, continuarono a incontrarsi in segreto. Ma la giovane, sorpresa ancora una volta insieme al guerriero, ricevette la severa punizione.

Non è la sola a spaventare gli abitanti. Altre anime le fanno da corteo: i morti non consacrati del vicino cimitero inglese e un uomo che se ne va in giro con la testa mozzata tra le mani.

Ma che fortezza sarebbe senza un delitto?

Nel 1928 una squadra di detenuti recuperò, in un spiaggia vicina al castello di Milazzo, una gabbia fabbricata con listelli di ferro. Al suo interno uno scheletro umano privato delle parti inferiori delle gambe, della mano destra e dell’intero avambraccio sinistro. Il macabro ritrovamento suscitò parecchio interesse e vari studiosi cercarono di risalire all’identità del corpo. Cinque bottoni di metallo permisero loro di svelare il mistero. Appartenevano alla vecchia divisa di un reggimento reale anglosassone, in quei territori intorno al 1806. Gli inglesi, a quel tempo, utilizzavano spesso le gabbie penitenziarie. Se ne servivano per “mettere in mostra” i cadaveri dei giustiziati. Si giunse così alla conclusione che le ossa appartenevano a un disertore: l’irlandese Andrea Leonard.

Arte, cultura, leggende, fantasmi e omicidi. Per scoprire tutto questo vale la pena percorrere, a piedi, tutti e sette gli ettari.