Tanti auguri di buon anno

Tempo di lettura 3 minuti • 30 Dicembre 2016 • Pubblicato da silvia Tanti auguri di buon anno

Per augurarvi un 2017 pieno di sorprese, carico di affetti e ricco di soddisfazioni personali, abbiamo pensato di condividere le poesie di un noto scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano: Gianni Rodari (Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980).

Le sue parole esprimono senz’altro l’augurio più sincero che il team di Typical Sicily potesse rivolgere a tutti i lettori.

Leggetele attentamente, rileggetele ad alta voce, raccontatele in famiglia, inviatele agli amici. Per quest’anno, promuoviamo il sapere, la cultura, il rispetto delle tradizioni… e la semplicità.

Alleggerite il cuore e riempitelo di speranza.

Felice anno nuovo dal portale più bello della Sicilia.

L’Anno nuovo

Indovinami, indovino
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto, o metà e metà?

Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo del lunedì
avrà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

Filastrocca di capodanno

Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno:

voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.

Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

I dodici mesi

Gennaio, gennaio,
il primo giorno è il più gaio,
è fatto solo di speranza:
chi ne ha tanta, vive abbastanza.

Febbraio viene a potare la vite
con le dita intirizzite:
è senza guanti ed ha i geloni
e un buco negli zoccoloni.

Marzo pazzo e cuor contento
si sveglia un mattino pieno di vento:
la prima rondine arriva stasera
con l’espresso della primavera.

Aprile tosatore
porta la lana al vecchio pastore,
spoglia la pecora e l’agnello
per farti un berretto ed un mantello.

Maggio viene ardito e bello
con un garofano all’occhiello,
con tante bandiere nel cielo d’oro
per la festa del lavoro.

Giugno, invece, è falciatore;
il fieno manda un dolce odore,
in alto in alto l’allodola vola,
il bidello chiude la scuola.

Luglio miete il grano biondo,
la mano è stanca, il cuore è giocondo.
Canta il cuculo tra le foglie:
c’è chi lavora e mai non raccoglie.

Agosto batte il grano nell’aia,
gonfia i sacchi, empie le staia:
c’è tanta farina al mondo… perché
un po’ di pane per tutti non c’è?

Settembre settembrino,
matura l’uva e si fa il vino,
matura l’uva moscatella:
scolaro, prepara la cartella!

Ottobre seminatore:
in terra il seme sogna il fiore,
sotterra il buio germoglio sa
che il sole domani lo scalderà.

Novembre legnaiolo
va nei boschi solo solo,
c’è l’ultima foglia a un albero in vetta
e cade al primo colpo d’accetta.

Vien dicembre lieve lieve,
si fa la battaglia a palle di neve:
il fantoccio crolla a terra
e cosi cade chi vuole la guerra!