Comune di Licata

Licata, AG, Italia
Foto del Comune della Sicilia - Licata - Cappella del Cristo Nero

Cenni storici


Licata secondo l’archeologia ufficiale è stata fondata nel 282 a. C. con il nome Finziade, per trasferirvi gli abitanti della distrutta Gela. Alcuni studiosi però sostengono la vecchia tesi che identifica la città con la vecchia Gela. A Licata comunque la presenza umana è accertata fin dall’età neolitica. Nel Medioevo viene chiamata «Alicata», come si evince da un diploma del 1093. Nel 1234 Federico II di Svevia la include tra le 42 città siciliane con diritto ad intervenire nel Parlamento siciliano, e le conferisce il titolo di «Dilettissima», onorandola di fregiare con l’aquila sveva il proprio stemma cittadino. Nel 1447 re Alfonso I concede a Licata anche il titolo di «Fedelissima» per la sua lealtà alla casa di Aragona. Altra data importante per Licata è il 10 luglio 1943 quando lungo il litorale licatese sbarca la 7aArmata Americana, iniziando così la liberazione dell’Italia.

Attrattiva principale


Tra le attrattive principali di Licata, il posto d’onore spetta alla festa patronale di Sant’Angelo del 5 maggio, durante la quale vengono portati in processione l’urna argentea contenente i resti del Martire e quattro ceri votivi che simboleggiano le quattro virtù di Sant’Angelo: vergine, martire, dottore e confessore; ma anche le quattro corporazioni cittadine: piana, comuni, massari e pecorai. L’urna e i ceri vengono portati in spalla da ragazzi vestiti con la divisa estiva della marina e a piedi scalzi. La processione è caratterizzata inoltre da quattro corse dell’urna con al seguito i ceri, che testimoniano le persecuzioni subite dal Santo Patrono. Dal 3 al 6 Maggio vi è la fiera con numerose bancarelle ed il 6 al porto si svolgono il palio a mare e l’albero della cuccagna.

Da visitare


CHIESA MADRE: fondata nel 1508 in stile rinascimentale con struttura basilicale, è a tre navate. Al suo interno vi è la cappella lignea del Crocefisso Nero, splendida opera barocca, con ornamenti in oro zecchino.

CHIESA DI SANT’ANGELO: innalzata nel 1625 in onore al Santo Martire Angelo per aver liberato Licata dalla peste. Vi si trova anche il pozzo marmoreo, costruito dov’era sepolto il Santo e da dove sgorgavano olio e acqua miracolosi.

RIFUGI ANTIAEREI: Passaggi sotterranei che servivano a collegare il pozzo della Grangela con il borgo medievale di Licata. In questo modo la popolazione, protetta all’interno delle mura della città, durante gli assedi, attraverso questi tunnel riusciva a prendere l’acqua senza uscire allo scoperto. I tunnel, oltre che via di passaggio sicura, servivano a convogliare l’acqua piovana all’interno del pozzo. L’acqua infatti filtrava nel terreno e arrivava fino agli strati di argilla, permettendo così di fare arrivare l’acqua all’interno del pozzo.

GRANGELA: Opera di ingegneria idraulica, risalente al periodo ellenistico. Essa è formata da una cavità verticale che raggiunge la profondità di circa 12 metri, percorribili tramite tre rampe di scale. Un tempo non esistevano i gradini, per cui le persone, per prelevare l’acqua, calavano le anfore legate a delle funi. Il pozzo viene usato ancora oggi per irrigare lo stadio comunale e la villa Elena.

THOLOS: Struttura scavata interamente nella roccia, sulla quale gravitano diverse leggende. Qualcuno credeva fosse una tomba a tholos micenea, legata alla figura di Minosse, altri che fosse un granaio, altri ancora che fosse una cisterna d’acqua, per via della presenza delle venature di argilla simili a quelli della Grangela. La Tholos è caratterizzata da un foro circolare nella parte superiore, un tempo unica apertura del sito, oggi completamente chiuso.

CHIESA RUPESTRE DI SAN CALOGERO: Costruita in età paleocristiana e prebizantina, caratterizzata da diversi ambienti posti su tre livelli scavati nella roccia, di cui oggi si possono ammirare i ruderi. Tale edificio, intitolato alla S. Croce, secondo la tradizione sarebbe stato creato da un gruppo di monaci seguaci di San Calogero. Successivamente la chiesa rupestre viene ingrandita e dedicata al Santo eremita. Del santuario rupestre si conserva parte dell’impianto ipogeico, un affresco raffigurante il volto di San Calogero e un paesaggio urbano.

PALAZZO DI CITTÀ: Progettato da Ernesto Basile, massimo esponente del liberty in Italia. Presenta numerose caratteristiche tipiche dello stile architettonico del ‘900: gradevolezza, raffinatezza, eleganza delle forme ed essenzialità. Pregevole è la torre campanaria, dotata di orologio, contornato da motivi floreali e da una gabbia in ferro battuto, dove sono collocate le campane. Il municipio con le sue campane è al centro dell’evento storico dello sbarco alleato in Sicilia, avvenuto il 10 luglio 1943. Licata infatti è stata una delle prime città ad essere liberata. Il municipio si colloca al centro della città e riunisce le quattro arterie principali e zone storiche di Licata.

CASTEL SANT’ANGELO: Fortezza militare risalente al XVII sec., si sviluppa su due livelli. L’ingresso è situato in posizione centrale, dal quale si accede al cortile. Al centro vi è la piazza d’armi, mentre ai lati vi sono tracce di una cappella, la scuderie e diverse stanze, alcune delle quali sono pavimentate con ceramica seicentesca di Caltagirone, altre in cotto fiorentino. Le stanze del piano terra ospitano una mostra di oggetti etnografici.

Tipicità


Tipicità enogastronomiche di Licata sono i “muffuletti”, pagnottelle impastate con semi di anice e pepe; il pesce e il vino locale, tra i migliori duecento d’Italia. Tra i dolci sono caratteristici i “pupi di zuccuro”, statuine rappresentanti dame e paladini; i mandorlati, i mostaccioli, con vino cotto e carrube, il cosiddetto «panareddru ccull’ovi», cestino di pasta biscottata contenente uova sode e cosparso di diavolina. Un’altra tipicità del comune è il melone cantalupo, una varietà retata di melone, all’interno di colore arancione, del quale Licata è stato il primo paese produttore. Coltivato per lo più all’interno di serre, ha diverse proprietà benefiche.

Appuntamenti


MARZO

Festa di San Giuseppe

Nel pomeriggio del 18 marzo, dopo i Vespri solenni, viene offerta ai fedeli in Piazza Duomo il piatto tipico, «u maccu di San Giuseppe», pasta condita con finocchio selvatico e fave ridotte in poltiglia. Il 19 vengono benedetti i bambini vestiti con l’abito del santo ed al termine della Messa, dopo una moschetteria, inizia la processione del santo accompagnata dalla banda musicale, giochi pirotecnici concludono i festeggiamenti.

Addolorata di Sant’Agostino

Il venerdì mattina la processione si snoda lentamente dalla zona marina fino in Piazza Progresso. Qui sosta ed i fedeli le donano collanine e braccialettini d’oro, veri e propri ex voto. Tale è anche il motivo che spinge molti fedeli a seguire la Madonna a piedi scalzi o a vestire le bambine come Lei. Lungo il percorso della processione dai balconi sventolano coperte bianche ricamate ed al passaggio della statua i fedeli buttano petali di fiori. Il simulacro avanza verso la chiesa del Carmine, per poi tornare indietro ed entrare, nelle prime ore del pomeriggio, in Chiesa Madre. Qui riposa fino alla domenica pomeriggio quando riprenderà la ricerca del figlio per le vie della città, rientrando nel suo santuario solo in tarda sera.

MARZO – APRILE

Venerdì Santo

Il Giovedì Santo i confrati della Misericordia si recano in visita penitenziale al Calvario, ripercorrendo i passi della Via Crucis, per poi ritornare nella chiesetta di S. Girolamo. Al mattino presto il Cristo adagiato sulla lettiga, coperto da un telo di velluto viola, e la Madonna vengono trasferiti tra canti e lamenti, rispettivamente in una stanza al piano terra del palazzo La Lumia nei pressi del Calvario e nel Santuario di Sant’Angelo. Alle ore tredici dalla chiesetta esce il Cristo Crocifero, portato a spalla con passi lenti e cadenzati dai confrati vestiti in smoking nero. Prima di arrivare al Calvario, in Piazza Progresso, avviene la «Giunta» tra Gesù e la Madonna che, dal Santuario dove è stata posta all’alba, risale velocemente con uno squillo di tromba, ricongiungendosi con il Figlio. Prima di arrivare insieme al Calvario, il Cristo Crocifero entra all’interno del palazzo nobiliare e dalla porta accanto esce la statua lì trasportatavi durante la notte, che viene innalzata sulla Croce e la Madonna viene posta ai suoi piedi. Nel pomeriggio l’urna vuota dalla chiesetta ripercorre lo stesso tragitto, alle 21 il Cristo viene deposto dalla Croce. L’urna con il Cristo e la Madonna ripercorrono le principali vie della città, sostano in chiesa del Carmine e in Chiesa Madre, per poi rientrare nella propria chiesa.

Cristo Redentore

Tale processione, detta anche in dialetto licatese «u Signuri cu munnu ‘nmanu», chiude i riti della Settimana Santa a Licata. Il simulacro dopo la Santa Messa esce dalla chiesetta del San Salvatore e percorre le vie del centro cittadino. In Piazza Progresso hanno luogo i giochi pirotecnici e in tarda serata la statua torna nella sua chiesa.

MAGGIO

Fiera e Festa di Sant’Angelo

Dal 3 al 6 maggio il centro di Licata si trasforma in un centro commerciale all’aperto, in occasione della Fiera dedicata a Sant’Angelo. Il 4 sera viene aperta solennemente la cappella che custodisce l’urna reliquiaria, la quale viene portata sull’altare maggiore per celebrare i Vespri Solenni. Il 5 maggio, giorno del martirio, per la città sfilano, fino ad arrivare al santuario le «mule parate». Esse, per l’occasione, vengono adornate di penne di pavone, code di volpi, fiori, ricche bardature, ricoperte da tappeti o coperte di velluto e nastri variopinti e trasportano i tipici carretti siciliani. La sera l’urna argentea portata in spalla dai “marinai” a piedi nudi, con al seguito quattro ceri votivi, inizia la processione, caratterizzata dalle quattro corse del Santo, seguito dai ceri e dalla folla di fedeli. Tali corse rappresentano il tentativo di mettere in salvo l’urna del santo ogni qualvolta vi era un’invasione nemica. La processione si conclude solo in tarda sera. Nel pomeriggio del 6 maggio al porto si svolgono i giochi del «palio ‘ntinna» e del «palio a mare». Il primo è l’albero della cuccagna, il secondo consiste nel conquistare una bandierina rossa posta all’estremità di una lunga trave, resa appositamente viscida, posta orizzontalmente sul mare, sporgente da una barca. La festa si conclude con il Te Deum di ringraziamento presso il santuario patronale e con i fuochi d’artificio al porto. La processione di Sant’Angelo viene ripetuta, questa volta senza i ceri al seguito, la domenica successiva al 15 agosto in ricordo della liberazione della città dalla peste del 1625.

Maria Ausiliatrice

I festeggiamenti in onore di Maria Ausiliatrice iniziano la terza domenica di maggio quando, dopo la Santa Messa, inizia la processione della Madonna, portata in spalla dai confrati del Quartiere, che in tarda serata entra in una chiesa di Licata, ogni anno diversa, dove rimane l’intera settimana. La domenica successiva riprende la processione che la condurrà nella sua cappella tra la folla di fedeli e i fuochi d’artificio.

AGOSTO

Memorial “Rosa Balistreri”

Il Memorial è un concorso di poesie e canzoni inedite in dialetto siciliano che si svolge l’ultimo sabato di agosto. Le sezioni del concorso sono due: poesie e canzoni. Alla fase conclusiva del concorso, aperta al pubblico, sono ammesse le prime quindici poesie e le prime dieci canzoni scelte da due giurie. Durante tale manifestazione, inoltre, vengono ricordate le numerosi canzoni della cantante folk, cantandone e recitandone i versi.

OTTOBRE

Festa di San Giuseppe Maria Tomasi

La festa si festeggia la domenica successiva il 12 ottobre, dove la processione, subito dopo la Messa solenne, parte dalla Chiesa Madre, dove è ospitata la statua e si snoda tra le vie del centro storico. La statua viene portata in spalla dagli scout, i quali proprio in questa data iniziano il loro anno sociale. La festa, tuttavia, viene organizzata ogni anno dall’Associazione “Pro San Giuseppe Maria Tomasi”.

DICEMBRE

Novena del Santo Natale

I zampognari licatesi, con le loro cornamuse, e le bande musicali si ritrovano davanti le edicole votive, in dialetto licatese “fiureddi”, per suonare la Novena a Gesù Bambino, intonando anche canti popolari antichi che raccontano la nascita di Gesù. A volte ciò è accompagnato anche dalla Pastorale, ovvero la recita degli episodi legati alla nascita del Bambinello. Per l’occasione viene allestita la capanna della Natività e vengono interpretati tutti i personaggi, da Giuseppe e Maria ai pastori.

 

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