Comune di Villalba

Villalba, CL, Italia
Foto del Comune della Sicilia - Villalba - Abbeveratoio

Cenni storici


Villalba è un paese al centro della Sicilia, in provincia di Caltanissetta.
Il paese, appoggiato su una collina, sta a specchio delle Madonie che si innalzano al di là di Polizzi Generosa ed è protetta alle spalle da una serie di monti chiamati “Serre” la cui altezza massima arriva fino a 900 mt. Nel 1899 il comune di Villalba ottenne lo stemma municipale che secondo la descrizione risulta formato da uno “scudo a smalto azzurro con albero di palma a cui un leone appoggia le zampe e con una collina sulla quale innalzasi una cerere dal simbolico corno di Amaltea”. La palma riprodotta nello stemma vuole essere un richiamo alla famiglia Palmieri, che originariamente avevano comprato la città con l’intento di popolarla.

Attrattiva principale


Nella parte alta del paese si può apprezzare “la Robba”, antica tenuta appartenente alla famiglia dei Palmieri. La localizzazione permetteva al barone di controllare dal balcone le sue tenute e i movimenti dei coloni e dei braccianti. Oltre al controllo del territorio, una delle funzioni principali della Robba era quella di accumulare e conservare, per poi vendere, i prodotti aziendali, in particolare il grano.
Un’altra funzione imprescindibile era il ricovero del bestiame. La masseria, realizzata con conci di pietra bianca in stile tardo- barocco, si estende per ben 10000mq. All’interno, la Robba, si compone di una grande corte chiamata “baglio” dentro cui si svolgevano le principali attività. C’erano il forno o la panetteria, la dispensa, i magazzini, le stalle, le abitazioni del campiere e del curatolo.

Da visitare


Le Serre: Esse non sono altro che monti, prevalentemente di tipo roccioso con punte poco elevate che circondano il territorio di Villalba dal lato Sud-Ovest. Le Serre rappresentano per i cittadini di Villalba la punta di diamante che dà un tocco a tutto il resto. Da questo luogo si possono visionare territori circostanti quali Vallelunga, Valledolmo, Marianopoli, San Giovanni Gemini, Cammarata, Sutera e Mussomeli. Sono vari e disparati i colori che ci vengono regalati dai panorami che si possono ammirare dalle Serre: le ampie distese, spesso anche di colore giallo, coltivate a grano offrono all’occhio un’interrotta massa di fertilità. Nel periodo primaverile, invece, il paesaggio trasforma il colore giallo del grano nel colore viola dei fiori tipici di quel periodo.

Chiesa Madre San Giuseppe: La sua costruzione risale al 4 maggio 1828, quando il Decurionato (potere politico comunale dei tempi) deliberò la costruzione di una nuova chiesa e stanziò i primi fondi. La facciata a salienti, raccordata da elementi curvilnei, è costituita da due ordini sovrapposti e realizzata in pietra intagliata. La sua composizione, scandita da paraste, denuncia le tre navate interne, mentre alla sinistra si innalza la torre campanaria. All’interno della chiesa è custodita una statua settecentesca del patrono, dello scultore di Gangi Filippo Quattrocchi.

Piazza Vittorio Emanuele II: Al centro di un andamento topografico a scacchiera c’è piazza Vittorio Emanuele II, naturale luogo di riunione e di socializzazione, dove la gente vi si incontra, per il disbrigo di affari, per la sosta nei bar, per il rito dello “struscio”. Tale culto consiste nelle lunghe passeggiate fatte dagli anziani del paese avanti e indietro lungo tutta l’area della piazza. La “chiazza granni”, chiamata così dai cittadini villalbesi, di forma quadrangolare si inserisce perfettamente nel suggestivo scenario pregno della carica evocatrice della straordinaria storia di questo piccolo paese. Questa piazza è dominata dalle eleganti linee dell’ottocentesca Chiesa Madre S. Giuseppe che ne fa da padrona.

La Chiesa Concezione: La chiesa si affaccia sull’ex largo della Concezione (l’odierna via Guglielmo Marconi o “La funtana”). La Concezione (o “Chisa nica”) costituisce la seconda chiesa Madre costruita a Villalba, dopo quella sorta nel primo nucleo originario del paese (tale chiesa originariamente era ubicata nel luogo attualmente corrispondente ad un magazzino di fronte all’ex cinema in via Nicolò Palmieri). Fu costruita alla fine del Settecento, per volere del Sacerdote Lo Bello e del Barone Placido Palmieri, dopo che, con l’aumento della popolazione residente, lo spazio della chiesetta originaria venne considerato insufficiente. La chiesa venne aperta al culto il 20 luglio 1795 ed è quasi del tutto priva di decorazioni a causa dell’insufficiente disponibilità economica del paese. L’altare maggiore è dedicato alla Madonna e custodisce la statua dell’Immacolata Concezione dello scultore Filippo Quattrocchi. Sul lato sinistro si trovano l’altare di San Calogero e quello di San Luigi, mentre sul lato destro quello di Santa Lucia e della Madonna di Pompei raffigurata su tela ad olio.

Il Calvario: Costruito su una altura visibile in tutto il paese, vuole ricordare e somigliare al Golgota descritto nei Vangeli. Si accede dalla parte più alta del paese attraverso un cancello di ferro sormontato da una croce. L’area della collinetta è lasciata appositamente incolta per tutto l’anno al fine di poter avere, durante il tempo pasquale, un tappeto verde che i fedeli provvederanno a calpestare durante la Settimana Santa. Nella parte più alta sono posizionate le tre croci di cui una, quella centrale, è la più grande per permettere la sospensione del Crocefisso portato in Processione il Venerdì Santo. Lungo i lati vi sono delle cappellette che servono per ospitare i quadri rappresentanti le stazioni della Via Crucis, portate dalla Compagnia del Signore durante la prima processione del Venerdì Santo, e ritirate la sera, nell’ultima processione dopo la Deposizione.

Le Cappellette: Ai margini del paese sono disposte interessanti cappelle votive, meta di pellegrinaggi o processioni, e sedi di preghiera comunitaria per la gente dei quartieri che le contengono, durante particolari periodi come per esempio il mese di maggio (dedicato tradizionalmente alla Madonna), o durante le Quarant’oree la festa del Corpus Domini nel mese di giugno. Le cappelle presenti in paese sono: Sant’Antonio (appena al di fuori dal paese nella strada verso la stazione), San Giuseppe o Sacra Famiglia (sulla via Interprovinciale), Santa Maria del Soccorso ( via Umberto, angolo via Adua), Del SS. Crocifisso (via Garibaldi, nell’angolo dell’Istituto delle suore francescane del Signore), Delle anime del Purgatorio ( in C.da Cannolicchio), Maria madre dei peccatori (“Bedda matri di li piccatura“), Opere dello scultore Michele Valenza che a Villalba vive e lavora dal 1968.

Abbeveratoio: In varie zone del paese si trovavano abbeveratoi e lavatoi, via via andati perduti date le mutate abitudini sociali ed economiche. Ne è però sopravvissuto un esempio: l’abbeveratoio alla fine della via G. Meli, restaurato nel 2005. Una vasca di grandi dimensioni lunga e larga, in pietra locale con sul retro tre fontanelle in ghisa con getti d’acqua che sgorgano dalle fauci di tre teste di leone sempre in pietra. Risalente alla metà del 1800 da poco ristrutturato sito in “contrada Nasca”.

Il Carcere: Fu costruito nei primi anni ‘90 e abbandonato dopo la sua inaugurazione. Oggi non figura neanche nell’elenco degli Istituti penitenziari. La casa mandamentale funzionò tra il 1985 e il 1990 ospitando circa 70 detenuti. Una volta chiuso venne ceduto al Comune che provò numerose volte ad affidarla all’esterno senza però che il progetto andasse a buon fine, infatti, all’interno della struttura vi pascolavano pecore e cavalli. Il carcere si compone di 32 celle a due posti, divise in due sezioni. Ogni cella misura circa 4 m x 2,20m chiusa da due porte ferrate, una per il giorno e una per la notte. All’interno della cella ci sono servizi igienici, armadi e comodini a muro, letti a castello fissati al pavimento, impianto di riscaldamento e antenna tv. Inoltre il carcere è provvisto di docce, cucina per 250 pasti, lavanderia, mensa e spazi verdi di circa 600mq per i detenuti, delimitati da alte mura di circa 20m, nonché padiglioni per gli uffici e gli alloggi del personale.

Tipicità


La lenticchia era il prodotto tipico villalbese che deteneva un primato indiscusso nei mercati di tutta la Sicilia, adesso surclassato dal pomodoro. Le lenticchie di Villalba presentano soprattutto eccellenti caratteri di commestibilità e sapidità e si caratterizzano per un elevato contenuto proteico (27,1 g/100g sost. secca), basso tenore in Fosforo e Potassio (rispettivamente 312 e 812 g/100 g di parte edibile), ma soprattutto per l’elevato contenuto in Ferro (18g/100g di s.s.). Da quanto emerge dallo studio delle sue caratteristiche, la lenticchia di Villalba risulta, senza dubbio una tra le più pregiate varietà esistenti.
Il pomodoro “siccagnu”, la coltivazione senza irrigazione che si presta a reggere gli eventi siccitosi, a discapito della produzione e non della qualità; di fatto le stagioni particolarmente secche hanno ampliato le qualità organolettiche del pomodoro, dunque risulta essere più polposo, gustoso e con un tasso di acidità bassissimo. Questo prodotto è, ormai da tempo, una delle colture pregiate la cui notorietà va al di là della provincia e della stessa isola. E’ un prodotto garantito anche da un “marchio d’origine” che è stato presentato durante la sagra del 1987. Con il marchio, quindi, il pomodoro di Villalba è uscito dalla storia dell’anonimato per entrare di forza in quella della memoria agricola più nobile.

Appuntamenti


FEBBRAIO – MARZO

Carnevale

Il giorno principale in cui si festeggia è il martedì Grasso: si procede con la sfilata dei carri allegorici per tutto il paese. I carri iniziano a sfilare Domenica pomeriggio e al termine della sfilata le maschere si recano in piazza per continuare la serata animata da musica e spettacoli vari. La sfilata si conclude il martedì Grasso in cui ci si pone il voto di non mangiar la carne nel ricordo del vagare di 40 giorni del nostro Signore senza cibo.

San Giuseppe

Il 19 marzo è la festa del Patrono S. Giuseppe. La banda musicale apre i festeggiamenti a suon di marce, verso le 10 inizia la questua per il paese. Si preparano le “Tavolate” che il prete subito dopo aver celebrato la messa, verso l orario di pranzo, benedirà. “La Tavolata è il pranzo, che viene offerto da chi ha ricevuto una grazia o da chi ha fatto una “Promisione”, e viene consumato dai “Vicchiariddi”. Ospite principale è la Sacra famiglia e in primo piano un “bamminiaddu”, che a fine pranzo farà una sorta di benedizione, o per meglio dire una preghiera rivolta alla tavola, ai presenti e alla famiglia devota. Anticamente tutti i cibi presenti sulla tavola erano sistemati secondo un posto ben preciso: il Pane a forma di San Giuseppe o della sua barba, al centro; ruolo principale avevano i Cardi, fave, carciofi, limoni e aranci. Piatto principale era la zuppa di pasta e legumi. Oggi le tradizioni via via sono cambiate, ed è facile trovare qualsiasi pietanza più elaborata.

MARZO – APRILE

Settimana Santa

La Domenica delle Palme apre la settimana che porta alla Pasqua. Davanti la chiesa “piccola” (Immacolata Concezione) il parroco benedice tutti i rami di ulivo, alloro e palme intrecciate, le compagnie dei fratelli iniziano a sfilare con dietro le persone disposte su due file, per la via Roma, via Interprovinciale, continuando per via Nicolò Palmeri fino ad arrivare in chiesa. Dietro la processione il parroco è accompagnato dai 12 Apostoli, sorteggiati dagli iscritti della confraternita del Signore. Durante la celebrazione della Messa delle 11:00 viene recitata la passione di Cristo. Nel pomeriggio una piccola processione di fedeli, insieme al parroco ed una Croce ad altezza d’uomo, girano per le vie del paese pregando e rievocando, ad ogni cantone, le stazioni nella via Crucis. Il Venerdì della Settimana Santa è il giorno più suggestivo di tutta la settimana. Sin dalle prime ore del mattino in chiesa inizia la Veglia Notturna: i fedeli pregano nel silenzio funebre, mentre altri compiono un viaggio in ginocchio , lungo tutta la navata centrale della Chiesa, partendo dal portone principale fino ad arrivare all’altare dove si trova la statua del Cristo defunto. Alle 9:00 ha termine il viaggio in ginocchio, quando a quell’ora un colpo di mortaretto segna che Gesù è stato condannato. La Domenica di Pasqua si passa invece tra chiesa e casa. Nel tardo pomeriggio ha inizio la processione del Cristo Risorto, la banda non suonerà più marce funebri ma deliziose marce brillanti e sinfoniche.

AGOSTO

Sagra del pomodoro

Durante la serata della terza domenica di Agosto si susseguono vari spettacoli, dalle sfilate dei cavalli a quelle di moda, dai balli in piazza agli spettacoli teatrali e folkloristici, dalle fasi finali del calcetto ai giochi della gioventù. La manifestazione principale è la Spaghettata con la salsa del famoso pomodoro siccagno, che attira persone da ogni parte della Sicilia. Nell’atrio della scuola elementare migliaia di persone si affollano per assaggiare la particolarità villalbese; di certo gli addetti ai lavori organizzativi, che di solito sono la Pro Loco e l’amministrazione comunale faranno di tutto per fare bella figura, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Normalmente accanto alla degustazione vi saranno gli espositori della Pro Loco che mostreranno tutte le qualità del pomodoro coltivato a Villalba con tutti gli altri prodotti tipici, dalle lenticchie e i funghi all’origano.

NOVEMBRE

San Martino

La festa viene festeggiata l’ 11 Novembre, ispirata per tradizione alla svinitura e all’inizio del ciclo invernale. Questo è il periodo in cui i panifici sfornano i cosiddetti biscotti di San Martino, molto duri e secchi aromatizzati con semi di anice. Da alcuni anni la Pro Loco organizza la “muffulettata” che viene di consueto accompagnata da un po’ di vino novello.

DICEMBRE

Santa Lucia

La sera della vigilia di Santa Lucia ci si riunisce insieme a parenti ed amici per consumare la cuccìa, tipico piatto della tradizione. Il 13 sera, invece, molto sentita e partecipata è la processione per le vie del paese.

In passato, per tutto il giorno di Santa Lucia l’unico piatto ad ogni pasto era la cuccìa, ma esclusivamente per questa giornata, vi era, infatti, il divieto assoluto di consumarla in altri giorni. Probabilmente nasce dalla riconoscenza alla Santa di tutto il popolo siciliano che dopo un periodo di carestia ha permesso alla nave carica di grano di attraccare, placando il mare. La tanta fame ha creato questo piatto, non avendo il tempo per macinare il grano e ricavare la farina così da impastare pane e pasta, il grano fu cotto e condito con quanto presente in casa e cioè sale, pepe e un po’ d’olio.

Natale

Villalba si prepara già nove giorni prima alla festività del Natale, quando la “ninnaredda”, la novena cantata in dialetto, con altri brani tipici natalizi, gira per il paese, che all’imbrunire della giornata, va a creare proprio un’atmosfera particolare. C’è pure una Villalba che inizia a lavorare ancora prima, e che da tempo ha già studiato e pianificato i valori aggiunti per rendere ancora più caratteristico e sorprendente la realizzazione del Presepe storico. La Pro Loco, con il coordinamento e l’impegno del suo presidente Michele Scarlata e dei suoi collaboratori, ha realizzato per 5 edizioni. Ora continuano a realizzarlo “ gli amici del presepe”. Solitamente il presepe si sviluppa lungo un programma di 5-6 giorni, che individua le fasi salienti del periodo natalizio. L’inaugurazione ha luogo qualche giorno prima di Natale con l’apertura delle “botteghe” artigiane, dal fabbro al panettiere, dal falegname al “cufinaro”, dalla dispensa allo scalpellino; e l’ingresso a Betlemme di Giuseppe e Maria. Giorno 25 vi è la Natività, con la Madonna che tiene in braccio il bambino accanto a San Giuseppe fra un bue e un asinello, scena molto realistica e suggestiva. È possibile assaggiare i prodotti preparati sul momento nelle varie botteghe, del pane, le Guasteddri fritti, la ricotta ancora calda, legumi vari ecc.. L’ultimo giorno è l’Epifania, una suggestiva processione dei Re Magi con gli asini al posto dei cammelli, parte dalla chiesa e fa il suo ingresso nel presepe, seguiti dalla novena e dagli zampognari. La processione si conclude con la consegna dei doni al Bambin Gesù.

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