Comune di Mascalucia

Mascalucia, CT, Italia
Foto del Comune della Sicilia Mascalucia - Chiesa Madre

Cenni storici


Mascalucia è un Comune della Sicilia, abitato già dai tempi dell’imperatore romano Caio Cesare Ottaviano “Augusto”, come dimostrato dai reperti archeologici ritrovati nei secoli successivi; giare di argilla, di antichissima epoca, usate per contenere il vino; medagliette riguardanti Catania e monete coniate in bronzo e argento, tutte appartenenti all’epoca romana; sepolcri e lucerne;pietre incise. All’inizio dell”800, alcuni agricoltori riportarono alla luce involontariamente un vasto pavimento a mosaico, colonnette di argilla e doccioni di piombo, ad indicare la pregnanza romana dell’architettura mascalucese. Tuttavia, i maggiori reperti archeologici furono trovati nella contrada “Ombra”, così chiamata in quanto ubicazione degli Ombri, di origine celtica. Qui, come scritto dall’Abate Vito Amico, esisteva un grosso municipio, distrutto e seppellito dalla lava dell’Etna nel XV secolo.

Attrattiva principale


Chiesa Madre

Lo stile architettonico della Chiesa Madre è normanno siculo, con la facciata di colore chiaro in contrasto con la pietra lavica delle rifiniture e del portale, protetto da due colonne lavorate a mano dagli esperti artigiani “mascalucioti”. Sopra quest’ultimo troviamo una finestra, al cui interno è posta una statua della Madonna. Si può ammirare inoltre il campanile ben rifinito, sormontato dalla cupola conica, in cunei di vetro. L’interno, invece, è a pianta basilicale, a tre navate, con un’ abside semicircolare; la forma attuale risale agli inizi del secolo scorso ad opera del sacerdote Vito Longo, perché in origine la chiesa si presentava ad una sola navata, l’attuale transetto, in direzione nord-sud. All’interno della Chiesa vi sono diverse opere d’arte, tra le quali ricordiamo una bellissima tela di Michele Rapisardi raffigurante la Madonna Addolorata, quattro altari a scultura e ad intarsio in marmo, un coro ligneo lungo tutto l’abside, il cancelletto della balaustra in legno dorato, il pulpito e l’organo sempre in legno, un ricchissimo altare nella cappella del Sacro Cuore, anch’esso realizzato in legno dorato.

Da visitare


Chiesa San Vito, dedicata al Patrono: tanto desiderata per l’amore ormai smisurato nei confronti del giovane Martire, fu costruita dopo il terremoto del 1693 ad una stanza, alla quale si accedeva dall’ingresso sul fianco della piazza; nel 1784 si diede inizio alla costruzione di un tempio a tre navate. Tuttavia il terremoto del 1818 danneggiò la chiesa e don Vito Maria Somma ne iniziò il restauro, completandolo nel 1839. La chiesa, in stile romanico dall’intonaco rosa intenso, con rifiniture in pietra lavica, è tripartita da una doppia coppia di lesene con capitello ad alto basamento. Ai laterali vi sono due aperture architravate con due finestre ovali poste in alto. Il campanile è a tre archi. Sulla facciata vi sono poste, a destra e a sinistra, le statue di San Modesto e Santa Crescenzia, dono del Comitato dei Festeggiamenti di San Vito nel 1938.

Chiesa di Sant’Antonio Abate: situata al centro del cimitero di Mascalucia, è un antico tempio la cui data risale ai primi secoli del Cristianesimo, mentre secondo alcune fonti la chiesa apparteneva al Monastero di San Vito voluto da San Gregorio Magno, Papa dal 590 al 604. Fu ritrovata, però, nei dintorni di questo tempio, una gemma su cui è inciso il dio romano della guerra Marte; alla sua mano destra impugna una lancia e sulla sinistra si nota la vittoria, mentre a terra giace lo scudo, il tutto disegnato con Io stile tipico dei romani. L’ esterno del tempio appare di epoca normanna, ma analizzando bene si può notare un fabbricato antico, mentre la, più recenti, porta e finestra sono di architettura arabo-romana. Come in tutte le chiese antiche l’ingresso principale guarda ad oriente, dove nasce il sole. Il tempio è composto da una porta a sesto semicircolare con i pilastri in pietra lavica; entrando si può notare un grande arco gotico che divide la navata dalla cappella maggiore con due colonnine. Sopra la porta d’ingresso vi è un rosone di pietre rettangolari alternate bianche e nere, che oltre a donare luce al suo interno, rifinisce la facciata.

Santuario dell’Addolorata dei Padri Passionisti: sorge su una collinetta, definita “ascensione dello Spirito”. La cupola è alta 42 metri infatti è visibile anche da lontano. È stata restaurata e realizzata in vetro colorato che dona luce all’ interno e I ultimo restauro risale a qualche anno fa.

Santuario della Madonna di Mompileri: in origine era a forma basilicale, a tre navate, e conteneva tre simulacri dedicate alla SS. Vergine delle Grazie, a Maria SS . Annunziata e all’Arcangelo Gabriele. Nel 1669 un’eruzione dell’Etna , durata quasi 4 mesi, coprì Mompileri seppellendola. Gli abitanti non fecero in tempo a mettere in salvo i beni artistici e spirituali del Santuario. Vent’anni dopo sacerdoti e laici, con fede, speravano di ritrovare, durante le imprese di scavo, qualcosa di intatto ma con delusione non trovarono niente fino all’agosto del 1704, quando la Vergine si mostrò ad una pia donna indicandole il luogo in cui scavare per ritrovare il suo simulacro. Dopo aver scavato per 10 metri, trovarono il simulacro della Madonna delle Grazie intatto. Così venne costruita una piccola chiesetta dedicata alla Vergine Maria per poterla custodire e venerare. Da allora viene venerata come Madonna della “sciara” (lava dell’Etna), perché da essa fu protetta e conservata. Il primo agosto del 1923 il luogo venne riconosciuto come santuario, visto le folle di fedeli che accorrevano a venerare Maria. Ancora oggi l’ultimo giovedì di Maggio vengono organizzati dei pellegrinaggi per affidare alla Madonna le proprie preghiere e gli orientamenti pastorali.

Antico palazzo municipale: l’antica sede del Comune oggi è sede della Biblioteca Comunale. Edificato nell’Ottocento, il piano terra era adibito a prigione, in quanto Mascalucia era, ed è ancora, sede di Mandamento. Oggi quelle celle ospitano e conservano le antiche carte dell’Archivio Storico Comunale. Un’ampia scala di candido marmo porta al primo piano, dove un tempo era ospitata la sala consigliare. Gli scanni dove sedevano i consiglieri comunali erano tutti in legno scolpiti a mano da abilissimi artigiani del paese i così detti “Mastri d’ascia”, i quali con abilissimi colpi di scalpellino intarsiarono e scolpirono fiori e lo stemma di Mascalucia, oltre le balaustra che divideva il pubblico dagli amministratori.

Villa Maria o villa Cirelli: costruita nei primi del Novecento su progetto dell’architetto Carlo Sada sorge su un terreno un tempo coltivato a vigneto, nel centro urbano. L’architetto creò su ordine del padrone dell’edificio, un ambiente caratterizzato dal felice accostamento di vari elementi architettonici e di vari stili quali: moresco, arabo, egiziano e floreale. L’edificio si presenta su due elevazioni: a piano terra si trovano la cucina, il soggiorno ed una sala da pranzo originalissima dove si respira aria africana. Decorano le pareti palmizi, banani e piante esotiche, eseguite in gesso, riproducendo fedelmente le oasi sahariane. Al primo piano si accede da una meravigliosa scala marmorea, le stanze sono decorate con stucchi ed affreschi di ispirazione araba. Completa l’armoniosità della villa una torre con finestre trifore con vetrate policrome e con stucchi sopra le finestre.

La Casa nobiliare misteriosa: antico palazzo in stile Liberty, situato al centro del paese proprio accanto alla villa Maria, si sa molto poco di questo edificio, apparteneva al Barone Daniele, ma tuttavia anche di lui si sa ben poco, come se non avesse mai partecipato alla vita attiva del paese. La casa è grande, ma quello che colpisce di più è il giardino, dotato di una larga grotta e da una vasta vegetazione che pare curata. Sulla casa circolano strane voci: si direbbe addirittura che sia infestata da qualche presenza oscura, forse perché stranamente tutti i proprietari, successivi al Barone, sono morti prematuramente.

Tipicità


Negli anni ’50, l’economia di Mascalucia era in prevalenza agricola. Successivamente, però, gli addetti nel settore diminuirono a causa dell’abbandono delle terre e delle colture tradizionali. Nonostante ciò, ancora oggi vengono coltivati cereali, olive, agrumi e uva da vino con la quale si producono vini pregiati (come il DOC della zona “vino Ombra”, ad alta gradazione alcoolica). Vi sono per esempio numerosi Palmenti e Oleifici attivi con metodi di lavorazione tradizionali e anche moderni. A Mascalucia il turismo estivo è discreto, per la maggior parte si concentra durante i giorni della festa del Patrono San Vito, che attira fedeli e amanti del folklore anche fuori dalla Sicilia. Nel settore dell’artigianato si producono sedie in legno e tappeti, infatti il loro commercio è ancora oggi fiorente, con esportazioni negli Stati Uniti, in Venezuela e in altre nazioni. I tappeti, i ricami, i merletti venivano realizzati dalle massaie che venivano cercate dalle signore che avevano figlie in età da marito, per le quali il corredo era una parte principale della dote ed era importantissima l’ esposizione del corredo per la “cunzata do lettu” ( tipica tradizione di quel tempo ). Ancora oggi le signore si adoperano per abbellire e rinnovare i paramenti sacri in possesso delle parrocchie.

Mascalucia vanta inoltre anche la presenza di abili falegnami ed ebanisti che creano marionette, statue, bassorilievi e sculture. Abili artisti dedicano anche a lavori in ferro battuto e al restauro dei mobili antichi, da cui è nata la ” Fiera antiquaria dell’ Etna” che, fino a non molti anni fa, si svolgeva lungo le vie del centro storico e ospitava espositori provenienti da tutto il sud, essendo il mercatino più importante della Sicilia.

Appuntamenti


AGOSTO

San Vito Martire

La presenza della grande devozione a San Vito Martire, giovane mazarese, a Mascalucia, nonostante non ci siano molti documenti ufficiali, si fa risalire già a partire dal 1300, grazie alla presenza sul territorio dei Benedettini. La festa di San Vito a Mascalucia si celebra due volte l’anno: il 15 giugno, giorno della sua gloriosa ascesa al cielo, e la prima domenica di agosto. La domenica pomeriggio invece, alle 19.00 in punto dopo lo scampanio, avviene la tradizionale “nisciuta”, colorata da fettucce di viva San Vito, botti e fazzoletti bianchi di saluto. Poi la processione per il paese su un fercolo argenteo, “a vara”, realizzato con le offerte e i sacrifici dei mascalucioti. La gioia dei bambini è tutt’oggi enorme, perché aspettano tutto l’anno di “tirare la corda” e così facendo portare il Santo per il centro storico, anche e soprattutto alla vista di chi, commosso, è infermo o malato e non può vederlo in chiesa. Alla fine del giro, che comprende una sosta in Chiesa Madre, il rientro in Chiesa e la “ammarrata”, il momento in cui San Vito, tra invocazioni, lacrime e preghiere, viene chiuso nuovamente nella sua cameretta. Fino a vent’anni fa circa, la festa continuava il lunedì mattina. Dopo la svelata e la messa, a mezzogiorno San Vito veniva portato fino al quartiere S. Rocco, quindi in chiesa Madre dove restava fino a mezzanotte, infine il ritorno in preghiera e la chiusura definitiva.

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